Free trade agrement UE/COLOMBIA

il: 18 Marzo 2014

Un trattato di libero scambio che unisce multinazionali e le oligarchie economiche di Colombia e Unione europea in una sola voce. E in una sola voce si uniscono i popoli per dire No all’ennesimo trattato che favorisce violazioni dei diritti fondamentali e interessi delle lobby trasversali.


L’accordo commerciale tra l’Unione europea ei suoi Stati membri da una parte, la Colombia e il Perù  d’altra, è solo un aspetto di una relazione più complessa che lega l’UE e la Comunità andina. In termini di portata e ambizione l’accordo è in linea con la politica di libero scambio dell’Unione europea, come articolato nella strategia politica commerciale “Global Europe” del 2006 e nella dichiarazione ” Commercio, crescita e affari mondiali ” del 2010. E’ inoltre in linea con la politica commerciale colombiana di apertura dei mercati e l’ulteriore internazionalizzazione della sua economia. Il Trattato mira infatti ad aprire i mercati delle merci, dei servizi, degli appalti pubblici e degli investimenti fornendo un solido ancoraggio ai programmi di sviluppo di Colombia e Perù, e naturalmente per favorire  l’uscita dalla crisi dell’economia europea.

Attualmente la Colombia ha già otto accordi commerciali in vigore con 16 paesi, tra cui Canada, Stati Uniti, Svizzera, Corea del Sud , Argentina , Brasile, Cile, Messico, Perù , Salvador, Guatemala, Honduras , Ecuador , Bolivia , Uruguay, Paraguay e Liechtenstein, altri tre, con Norvegia, Corea del Sud e Unione europea, sono in fase di approvazione. Gli accordi commerciali sono attualmente in corso di negoziato con la Turchia, Israele, Costa Rica, Panama e l’Alleanza del Pacifico e contatti sono in corso con il Giappone e la Cina.

La Colombia e l’Unione europea hanno infatti avviato negoziati relativi all’accordo commerciale come parte di una trattativa regionale con i quattro paesi della Comunità andina (Colombia, Perù, Ecuador, Bolivia) nel giugno 2007.

 

Nel 2009 questi negoziati sono continuati su base bilaterale con la Colombia e il Perù e si sono conclusi con successo nel 2010. L’accordo è stato confermato da una riunione dei ministri degli Esteri dei paesi dell’Unione europea alla fine di maggio 2012. Il testo è stato siglato con la Colombia e il Perù il 23 marzo 2011 e firmato il 26 giugno 2012 dalla Commissione europea e dal governo colombiano.

Mentre la Colombiaha ultimato le sue procedure interne di ratifica nel mese di giugno 2013 ed è pronta ad applicare l’accordo a partire dal 1 ° agosto, per quanto riguarda la procedura europea di ratifica di tali accordi – qualificabili come “misti” dal momento che contengono anche clausole politiche relative ai diritti umani, per maggiori info:  http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2012/june/tradoc_149616.pdf – una volta approvato dal parlamento dell’UE deve essere ratificato dai singoli stati membri a seconda delle loro procedure di ratifica.

Fino a quando tutti gli Stati membri dell’UE hanno non avranno ratificato l’accordo, questo sarà formalmente applicato solo provvisoriamente.

Nonostante però le molte disposizioni di ampia portata che dovrebbero garantire la tutela dei diritti umani, così come gli impegni sui diritti del lavoro e di protezione dell’ambiente la Colombia continua a rimanere il luogo più pericoloso al mondo per violenze e omicidi commessi ai danni delle organizzazioni sociali, i sindacati e le comunità contadine e indigene.
Inoltre ad un solo anno di distanza dall’entrata in vigore degli accordi di libero scambio tra Stati Uniti e Colombia, vari settori colpiti dal trattato – come i contadini produttori di patate , latte , mais, caffè, canna da zucchero, il settore dei trasporti, e gli operatori sanitari – in pratica la

 

 

 

stragrande  maggioranza della popolazione, sono scesi nelle strade nell’ottobre scorso per ribellarsi e denunciare le conseguenze negative di tali politiche di liberalizzazione e in particolare il massiccio aumento delle importazioni di prodotti che spinge le economie locali al collasso.

Questo modello di integrazione economica infatti viene promosso a vantaggio delle multinazionali e delle oligarchie economiche locali i cui interessi alimentano il conflitto colombiano in atto da circa mezzo secolo.

 

In Colombia le attività di grandi multinazionali nell’agrobusiness , come Cargill, Monsanto, Syngenta e Indupalma, così come quelle delle imprese che controllano  l’estrazione di risorse naturali, violano costantemente i diritti umani più basilari e hanno portato alla devastazione intere regioni, causando massicci fenomeni di desplazamiento (in Colombia si stima che gli sfollati forzati ammontino a circa 6 milioni di persone).

Per anni sono state denunciate le gravi conseguenze degli accordi di libero scambio nei paesi in cui sono stati applicati , come dimostra l’attuale situazione in Messico dopo 15 anni di politiche di liberalizzazione commerciale siglate negli accordi con l’UE, gli Stati Uniti e Canada: in Messico è aumentata la disuguaglianza sociale, la disoccupazione, la precarietà, e la perdita di sovranità alimentare, costringendo alla migrazione forzata intere comunità.
In questo contesto, chiediamo ai parlamentari degli Stati membri dell’UE di non ratificare l’accordo di libero scambio UE- Colombia e Perù e di esigere che i loro governi ne sospendano l’applicazione provvisoria.

Links:

-sito della rete Enlazando  alternativas   http://www.enlazandoalternativas.org/
-Perù, la Colombia e l’UE hanno tenuto la prima riunione del sottocomitato per il commercio e lo sviluppo sostenibile (Sub-Committee) nell’ambito dell’accordo commerciale UE-Perù ela Colombia a Lima il 6 Feb 2014:

http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2014/february/tradoc_152200.pdf