Sono Luz Marina Cuchumbe e Jani Silva, lideresas e vittime del conflitto in Cauca e Putumayo, ad esprimere la maggiore preoccupazione per l’acutizazione della violenza nei territori colombiani, e per la decisione del presidente Ivan Duque di far saltare il dialogo di pace con l’ELN. Le due donne hanno chiesto che si continui a cercare la negoziazione per la fine del conflitto.
Luz Marina l’abbiamo incontrata nei giorni scorsi nell’ambito degli incontri previsti dal progetto di intercambio “Donne per una pace bene comune”, promosso da Yaku e sostenuto dalla Provincia Autonoma di Trento.
Lei, che stava ricordando con la sua comunità la morte della figlia, uccisa dall’esercito colombiano 12 anni fa nella mattanza dei falsos positivos,è una leaderessa importante per la sua comunità: ha saputo trasformare l’enorme dolore per la perdita della giovane figlia Hortensia, in una battaglia per i diritti suoi e della sua comunità, e per la pace:
“La guerra porta solo dolore e divisioni fra le comunità contadine. Chiedo a Duque che si metta una mano sul petto e che riapra la porta al dialogo con l’ELN. Noi vittime sappiamo perdonare e sappiamo che dal conflitto non nasce nulla di buono per noi gente del popolo colombiano. Vogliamo che si silenzino i fucili”
Un’altra grande lederessa, Jany Silva dela zona di Riserva Contadina Putumayo, che Yaku conosce molto bene e che ha incontrato più volte grazie ai percorsi di appoggio alle comunità in conflitto, si è esposta affermando come “la violenza generi solo violenza”.
Jani – che in questo momento è sotto regime di protezione insieme a suo marito per le forti minacce ricevute – ha espresso grande cordoglio e vicinanza alle madri delle giovani vittime dell’attentato a Bogotà.
La delegazione di Yaku che in questi giorni sta visitando la Colombia per conoscere e valorizzare le dinamiche di organizzazione delle donne colombiane delle comunità indigene, contadine ed afrodiscendenti per la costruzione della pace, sarà nei prossimi giorni nel Bajo Naya e in Putumayo.